La drammatica crisi economica causata dalla pandemia coinvolge ogni paese che, costretto a stabilire forti impedimenti alle relazioni sociali, vive un’insopportabile handicap rispetto a qualsiasi tentativo di ripresa delle attività commerciali. Allo stato attuale, cioè, l’unica soluzione al contenimento del virus è rappresentato dalle restrizioni imposte dai governi al vivere sociale che inevitabilmente interrompono quelle dinamiche fisiologiche che muovono i rapporti di natura affettiva ed economica. Il che giustifica l’emergere dentro un devastante immobilismo economico di una profonda incertezza nei confronti della prospettiva che dovrebbe inaugurare la sconfitta di questa terribile pandemia. In questo contesto è l’industria del turismo a subire i danni più gravi che talvolta conducono alcuni imprenditori alberghieri al fallimento o all’amara tentazione di svendere i loro hotel. Del resto chi gestisce un albergo, di fronte all’assenza di elementari flussi turistici, non è in grado di sostenere le ingenti spese che tale attività presuppone e pertanto, sia pure in molti casi dimostrando una lodevole resistenza, finisce per cedere alle lusinghe di spavaldi investitori. Questi ultimi, perlopiù soggetti provenienti dagli Stati Uniti e dalla Cina, si presentano con somme di denaro in contanti allo scopo di stimolare gestori o proprietari di alberghi a vendere a prezzi ridicoli le loro attività.

I DANNI IRREPARABILI PROVOCATI DALLA SVENDITA DEGLI IMMOBILI DI LUSSO

Chi gestisce hotel o è addirittura proprietario della struttura in cui ha organizzato questo tipo di attività, ha nelle sue mani immobili di lusso che, spesso ubicati nei centri storici delle città italiane, presentano un valore economico elevato. Tale valore non dipende soltanto dal luogo di pregio in cui la struttura è situata, ma anche dalla valutazione che riguarda la sua preziosità sotto il profilo storico-artistico. In Italia i palazzi antichi non di rado tradotti in strutture ricettive rappresentano non solo dei capolavori architettonici che testimoniano la grande creatività di epoche passate, ma contengono arredi e opere d’arte studiati e ammirati in tutto il mondo. Pertanto se un proprietario o gestore di tali immobili di pregio avesse per necessità urgenti la tentazione di cederli a prezzi modici a investitori stranieri, attribuirebbe a questi ultimi l’opportunità golosa di concludere un affare che ha formidabili effetti per tali acquirenti. Da una parte il compratore potrebbe in futuro rivendere l’immobile ad un prezzo decisamente più elevato in tal modo intascandosi un lauto ricavo e dall’altra, decidendo di continuare l’attività alberghiera, si troverebbe a disposizione, una volta terminata la pandemia, una struttura in un luogo, come l’Italia, ad altissima concentrazione turistica.

LE AGENZIE IMMOBILIARI ARRANCANO IN UN MERCATO CORROTTO DALLA CRISI ECONOMICA

Le attuali dinamiche del mercato immobiliare impediscono alle agenzie del settore di proporre vendite che, sia pure mostrandosi competitive, mai potrebbero riproporre i prezzi che la crisi economica detta. Il che vuol dire che il loro lavoro subisce ripercussioni a tal punto pesanti da arrestare qualsiasi possibilità di ripetere anche in parte i fatturati del passato. E siccome appare tuttora avvolta da un mistero impenetrabile la data a partire dalla quale si possa pronosticare la fine della pandemia, il ritorno incerto ad una sacrosanta normalità annulla qualunque opportunità di ripresa.

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