mercato petrolifero

Le conseguenze della guerra in Ucraina continuano a farsi sentire in modo feroce. Le commodities e i beni rifugio continuano infatti a volare, perché sui mercati finanziari si respira un’aria di grande nervosismo.

Cosa sta succedendo alle commodities

Sono settimane ormai che i prezzi delle commodities viaggiano costantemente al rialzo. Il simbolo di questa corsa è senza dubbio il petrolio, come si può vedere sui Consob broker autorizzati e siti trading. Il prezzo del Brent ha sfiorato i 140 dollari al barile, non lontano dal record storico assoluto di 147,5 toccato nel 2008.

Palladio, rame e alluminio

La paura che ci siano interruzioni nelle forniture e nelle consegne, spingono gli investitori a fare scorta di materie prime. Il prezzo del palladio, che viene utilizzato per gli autocatalizzatori, è cresciuto di quasi il 6% fino a raggiungere il massimo storico oltre i 3170 dollari.
Anche l’alluminio va di corsa. Questo metallo, necessario nella costruzione di aeromobili e automobili, ha superato i 4.000 dollari l’oncia. Non era mai costato così tanto. Anche il rame è aumentato a $ 10.845.

Nota: in questa particolare fase di mercato, dovete fare attenzione anche se fate copytrading trading (opinioni).

La corsa ai beni rifugio

Ma la guerra non ha effetti diretti soltanto sulle commodities, perché spinge anche gli investitori a cercare rifugio nei safe haven. A cominciare dall’oro, che per la prima volta da quasi due anni ha superato i $ 2.000 per oncia.

Dollaro ed euro

Ma in questi casi anche il dollaro si comporta come un bene rifugio, e corre sui mercati valutari. Ne fa le spese l’euro, che risente in modo diretto della minaccia di tensioni economiche a causa dalla guerra in Ucraina. I gasdotti che attraversano l’Ucraina e alimentano di energie l’Europa, sono un chiaro simbolo di quanto le vicende di questi giorni abbiano ripercussioni sulla ripresa economica europea. La moneta unica passa così di mano sui minimi da giugno 2020.

La guerra fa intanto sprofondare sempre di più il rublo. La valuta russa aggiorna i minimi record, mentre l’agenzia Moody’s ha tagliato il rating sul debito sovrano della Russia da B3 a Ca. Questo giudizio indica che il Paese si avvia verso un probabile default.

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