La settimana di Ferragosto si è aperta per i mercati finanziari con i dati in arrivo dal Giappone, dove la crescita è stata molto più alta di quella prevista. Il PIL trimestrale infatti ha segnato una variazione positiva dell’1%, quindi quasi il doppio delle aspettative degli analisti che erano ferme allo 0,6% (inoltre è il sesto trimestre consecutivo di crescita positiva del PIL). Il dato annuale arriva invece al 4%, anche in questo caso molto meglio di quel che si potesse pensare. Dal punto di vista storico, per il Giappone si tratta dei dati migliori che sono stati registrati nel corso degli ultimi due anni e mezzo.

La spesa dei consumatori è notevolmente migliorata, salendo dello 0,9% rispetto a quanto registrato nel corso del primo trimestre. Anche in questo caso il dato è migliore di quello stimato (0,5%). Si tratta di un dato molto importante, dal momento che la spesa dei consumatori è stata solitamente l’elemento delicato e debole dell’economia giapponese.

I dilemmi della banca del Giappone

banca del giapponeQuesti dati hanno avuto scarso impatto sul valore dello Yen, malgrado siano positivi. Il motivo è presto detto: sappiamo che la migliore strategia e tecniche forex intraday trading comporta anche l’analisi fondamentale, e al momento lo Yen è sotto pressione per via delle tensioni geopolitiche innescate dalla crisi USA-Corea. Questo genera molte incertezze sul mercato, con gli investitori che lavorano molto sui beni rifugio (come appunto lo Yen) rendendoli instabili.

Al momento la valuta giapponese è in calo, ma potrebbe presto cambiare di nuovo rotta. Anche per questo motivo occorre operare con prudenza sui mercati, sfruttando sempre più indicatori contemporaneamente (come ad esempio nella strategia bande di bollinger e RSI).

Ad ogni modo, resta il fatto che questi dati sono una vera boccata di ossigeno per la Banca del Giappone. L’istituto nipponico rimane ancora l’unica banca centrale importante a non parlare neppure di una possibile manovra restrittiva. Il vero problema infatti è che i buoni dati macro devono tradursi anche in una crescita dell’inflazione, che al momento si attesta allo 0,4%, ovvero di gran lunga sotto l’obiettivo di un’inflazione del 2%. Per questo motivo la politica monetaria della BoJ non può ancora essere considerata un successo.

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